Interruttore magnetotermico, differenziale e modulare: funzionamento e caratteristiche
L’interruttore salvavita presenta tre gradi di protezione: termica, magnetica e differenziale.
L’interruttore magnetotermico integra al suo interno due tipi di protezione: magnetica e termica. Queste protezioni sono in grado di risolvere i problemi di cortocircuito e di sovraccarico rispettivamente.
L’interruttore differenziale controlla la corrente elettrica e protegge dalle dispersioni elettriche. Gli interruttori magnetotermici modulari vengono impiegati principalmente nel settore terziario e civile. Questi sono caratterizzati da In <=100 A e un potere di interruzione fino a 50kA.
Gli interruttori magnetotermici: tipologie
L’interruttore magnetotermico, come esplicato precedentemente, protegge l’impianto dal corto circuito e dal sovraccarico attraverso due diversi meccanismi di protezione: sganciatore magnetico e termico.
Lo sganciatore magnetico viene anche detto sganciatore di massima corrente a tempo indipendente, in quanto il corto circuito è un fenomeno che va immediatamente interrotto poiché presuppone un guasto nel sistema. Lo sganciatore termico viene detto anche sganciatore di massima corrente a tempo inverso, in quanto il sovraccarico deve essere gestito nel momento in cui la corrente supera una determinata soglia lz.
Esistono diversi tipi di interruttori magnetotermici e si differenziano per diversi criteri. Un primo criterio è la tecnologia costruttiva.
Troviamo gli interruttori magnetotermici modulari, gli interruttori magnetotermici scatolati che trovano impiego nel settore industriale (fino a 200A e 150kA) e gli interruttori magnetotermici aperti, impiegati sempre in ambito industriale, con una corrente nominale fino a 1000A e un potere di interruzione fino a 100kA. Un altro criterio tiene in considerazione il tempo di interruzione dello sganciatore magnetico.
Troviamo gli interruttori magnetotermici rapidi, limitatori e selettivi o ritardati. Gli interruttori magnetotermici vengono poi distinti per il tipo di corrente di intervento del relè magnetico, classificate nelle norme CEI 23-3 e CEI 17-5. Questi possono essere di tipo B, C, D, Z, K e AM.
Gli interruttori differenziali
L’interruttore differenziale, come dicevamo prima, entra in gioco in presenza di fughe di corrente verso terre, come le dispersioni elettriche, ovvero quando le correnti in ingresso e in uscita non sono più uguali. L’interruttore differenziale rileva questa differenza e agisce togliendo corrente all’impianto. Gli interruttori differenziali non sono interruttori magnetotermici. In un impianto possono essere separati, oppure presenti nello stesso dispositivo. La soglia base di attivazione dell’interruttore differenziale è 0,03A, anche se ne esistono diversi con soglie anche più basse.
Distinguiamo fra interruttore differenziale ad alta sensibilità, quando la corrente differenziale nominale d'intervento è minore di 30mA e interruttore differenziale a bassa sensibilità quando ldn è maggiore di 30mA. Abbiamo poi gli interruttori differenziali generali, selettivi e ritardatari che si differenziano per i tempi di intervento e si focalizzano sulla selettività. Oltre al classico interruttore differenziale puro, abbiamo quello di tipo AC, A e B, molto più specializzati e adatti a riconoscere anomalie di correnti non “standard”.
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